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“Appare essenziale focalizzarsi sul corretto uso di tutte le risorse disponibili – continua Gallo. Il modello di gestione delle reti oncologiche “hub&spoke” ha mostrato, durante la pandemia, una scarsa resilienza in contesti “instabili”. Molte strutture hanno messo in campo risposte autonome, spesso spontanee, per fronteggiare le situazioni di crisi. Nei nostri IRCSS Regina Elena e San Gallicano ad esempio, è stato possibile riconvertire rapidamente alcune apparecchiature avanzate a supporto della Rete regionale Coronet; siamo stati tra i primi, inoltre, ad attivare un sistema di telemedicina per i pazienti oncologici. Questi esempi dimostrano come la chiave di volta per fronteggiare le nuove sfide di cura del paziente oncologico è dotarsi di una strategia: strategia di Ente (ASL, A.O., IRCSS, Strutture private) ma, soprattutto, strategia di Rete (provinciale/regionale) che prende in carico in modo globale il percorso diagnostico-assistenziale del paziente oncologico. In quest’ottica però è essenziale essere preparati a cedere qualcosa per far funzionare la Rete territoriale o, come direbbe Porter, a “scegliere cosa non fare”. I punti della Rete, quindi- conclude Gallo – devono differenziarsi per le funzioni svolte (Molecular Tumour Board, ricerca clinica, diagnostica avanzata, assistenza ospedaliera, presa in carico territoriale) e costruire assieme gli strumenti di lavoro per garantire il Percorso diagnostico-assistenziale del singolo malato oncologico”.
 
 
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