Sindrome di Lynch

Quale patologia seguiamo

La sindrome di Lynch è una malattia ereditaria a trasmissione autosomica dominante determinata da una mutazione a carico dei geni del Mismatch Repair che conferisce una predisposizione a sviluppare tumori in vari organi. In particolare, a carico del colon (fino all’61% all’età di 80 anni), dell’endometrio (fino al 54% all’età di 80 anni) e con una frequenza inferiore stomaco, ovaio, reni e vie urinarie, intestino tenue, pancreas, vie biliari, mammella, prostata (0.2%-20% all’età di 80 anni).
In considerazione dell’incrementato rischio oncologico è necessario essere sottoposti a sorveglianza clinico-strumentale degli organi bersaglio

Quando sospettarla?

La valutazione della storia familiare oncologica è il primo passo.
I criteri di valutazione sono i seguenti: avere non meno di 3 familiari con cancro colorettale o altri tumori nello spettro della sindrome, ciascun familiare deve essere di I grado rispetto agli altri due, in due generazioni successive ed almeno un cancro deve essere diagnosticato prima dei 50 anni.
La sindrome può inoltre essere sospettata nel caso di cancro del colon-retto o dell’endometrio insorto in età giovanile (≤50 anni).

Come fare diagnosi? Come confermarla? Quali test eseguire?

Nei pazienti operati di cancro viene effettuato, in prima istanza, un test di screening sul pezzo operatorio (colon e/o endometrio) e, nel caso di esito positivo, si procede a test genetico su sangue per la ricerca di una mutazione a carico dei geni del Mismatch Repair (MMR), MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2. Tali geni sono coinvolti nei processi di riparazione degli errori che avvengono durante la replicazione del DNA. Il mancato funzionamento del sistema di riparazione del DNA determina un accumulo di errori e quindi un incremento del rischio oncologico.
Nei soggetti con storia familiare sospetta per sindrome di Lynch invece tale percorso diagnostico viene effettuato nel familiare/i affetto/i dal cancro.

Diagnosi accertata: cosa fare?

Qualora il risultato del test genetico fosse positivo (mutazione a carico dei geni del MMR), il paziente eredita il rischio e non la certezza di sviluppare un cancro. Attraverso programmi di sorveglianza ben delineati è quindi possibile prevenire le malattie oncologiche associate o diagnosticarle in fase iniziale.
Il paziente dovrà quindi rivolgersi al Centro di Riferimento Regionale dove è presente un’equipe interdisciplinare dedicata composta da gastroenterologi, genetisi, genetisti, anatomopatologi, oncologi, ginecologi e psicologi. Presso tale centro il paziente inizia un programma di sorveglianza oncologica per gli organi a rischio.
I familiari di I grado degli affetti dovranno effettuare il test genetico su sangue, in quanto i discendenti dell’affetto hanno una probabilità del 50% di averla ereditata. della stessa mutazione.

Iter terapeutico

Ad oggi l’unica strategia è seguire i programmi di sorveglianza degli organi a rischio. Non esistono terapie farmacologiche. La chirurgia resettiva su colon-retto, utero ed ovaie è un’opzione che deve essere valutata individualmente tenendo in considerazione fattori clinici e personali.

Staff Clinico

Vittoria Stigliano, Responsabile UOSD Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva e Referente Malattie Rare IFO
Lupe Sanchez, Medico, Specialista in Gastroenterologia
Maria Diodoro, Medico, Specialista in Anatomia Patologica
Aline Martayan Biologo, Specialista in Genetica
Beatrice Casini, Biologo, Specialista in Genetica

Contatti
e-mail: vittoria.stigliano@ifo.it; lupe.sanchez@ifo.it
telefono: 06 52665905, dal lunedì al venerdì ore 9:00-12:00

UOSD Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
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