IRE: epatectomia destra robotica in giovane di 22 anni

Comunicati Stampa, Notizie    0 Commenti     17/03/2021

Primo intervento nel Lazio per asportare un nodulo epatico di 15 centimetri
Grazi: è uno degli interventi sul fegato più complessi e demolitivi, si asporta oltre la metà dell’organo.
La paziente: appassionata di “Gray’s Anatomy”: per me è stato ovvio l’uso del robot chirurgico

Ad una giovane paziente di 22 anni italo-americana è stata asportata una grande massa epatica, di circa 15 centimetri di diametro che occupava tutto il lobo destro del fegato. Le caratteristiche radiologiche della malattia hanno consentito di procedere con l’intervento di chirurgia robotica. L’intervento si è svolto circa 6 mesi fa, dopo la decisione multidisciplinare formulata nel corso del Disease Management Team (DMT) dell’Istituto, dedicato alle malattie gastrointestinali ed epato-bilio-pancreatiche.
“Sono state eseguite 6 piccole incisioni di meno di 1 centimetro nell’addome – illustra Gian Luca Grazi, direttore dell’ unità di chirurgia Epato-bilio-pancreatica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) – e la parte di fegato asportata, che conteneva la malattia, è stata estratta da una piccola incisione eseguita sopra il pube che non si noterà. L’alternativa a “cielo aperto” sarebbe stata di eseguire un’incisione di alcune decine di centimetri al di sotto delle costole di destra e prolungata in alto fino a sotto lo sterno.”
Il nodulo era di natura benigna ma aveva tutte le caratteristiche per degenerare. La ragazza oggi sta benissimo: “la proposta di essere operata con il robot non mi ha stupita, – ha detto entusiasta la giovane nata in Italia, che studia e fa la spola con gli USA dove ora vivono i genitori – sono cresciuta con i serial americani come Gray’s Anatomy e non avrei proprio immaginato di fare un intervento meno tecnologico anche Italia”.
I risultati degli interventi di chirurgia del fegato sono pubblicati sulla rivista “Journal of Laparoendoscopic & Advanced Surgical Techniques”.

“E’ il primo intervento di epatectomia destra robotica realizzato nella nostra regione Lazio – dichiara Francesco Ripa di Meana, direttore generale IFO – poiché l’uso del robot nella resezione del fegato è ancora poco diffuso nei centri di chirurgia epatica. L’Unità di chirurgia epato-bilio-pancreatica e l’Unita di neoplasie peritoneali dell’IRE garantiscono interventi molto specifici per i tumori dell’area addominale.”

All’Istituto Regina Elena il robot è utilizzato ormai con buona soddisfazione da parte dei pazienti e dei chirurghi di varie specialità. Introdotto oltre 10 anni fa, ad oggi sono 2 i robot in uso in IFO quotidianamente.
I chirurghi infatti privilegiano, ove possibile, l’attività robotica rispetto alla laparoscopica, per i vantaggi legati all’ergonomia dello strumento e alla precisione di asportazione che consente la tecnica, per i tempi di ripresa dei pazienti, la minor perdita ematica e le cicatrici praticamente invisibili.

L’epatectomia destra è storicamente il principale intervento della chirurgia del fegato. La prima descrizione formale dell’operazione è stata fatta da un chirurgo francese, Jean-Louis Lortat-Jacob, che la eseguì il 16 ottobre 1951.

Il fegato è un organo impari, l’unico nel nostro corpo, che è composto anatomicamente da due parti: destra e sinistra. La forma dell’organo è però asimmetrica: la metà destra del fegato è sempre molto più grande della metà sinistra, potendo giungere al 60%-70% dell’organo. Asportare quindi una tale massa di fegato funzionante ha posto da sempre timori sulla capacità del fegato rimanente di supportare adeguatamente la vita del paziente, oltre che essere un gesto assai complesso dal punto di vista tecnico a causa dei rapporti di vicinanza della parte destra del fegato con importanti vasi del corpo, in particolare con la vena cava inferiore.

Per questo l’esecuzione di una epatectomia destra rappresenta ancora oggi il massimo traguardo di formazione professionale per il chirurgo che si occupa di chirurgia del fegato e delle vie biliari.

Qui il video racconto del chirurgo Gian Luca Grazi.

 

Torna all'inizio dei contenuti