La ricerca scientifica in tempi di pandemia.

Notizie    0 Commenti     8/06/2021

L’emergenza COVID-19 ha colpito duramente la ricerca scientifica contro il cancro, come dimostra infatti una recente indagine condotta dalla Società Italiana di Cancerologia (SIC) e pubblicata nella prestigiosa rivista ESMO1,organo ufficiale della Società Europea di Oncologia Medica. Tra gli autori dello studio c’è Giovanni Blandino, Responsabile dell’unità di ricerca Oncogenomica ed Epigenetica dell’IRCCS Istituto Nazionale Tumori regina Elena.
L’Italia è stata tra i primi paesi colpiti dalla pandemia di COVID-19, che purtroppo ha influito negativamente anche sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce del cancro. Ad esempio, durante il lockdown, gli screening per il cancro del seno, del colon-retto e della cervice uterina sono stati sospesi in parte o totalmente.
Nel maggio 2020, la SIC, la prima associazione di scienziati che operano nel campo dell’oncologia sperimentale e clinica sorta in Italia, ha avviato un sondaggio tra ricercatori che si occupano di oncologia nelle Università, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) ed Enti di Ricerca, per analizzare cosa sia accaduto nei laboratori di ricerca durante ed immediatamente dopo la fase di lockdown dovuta al COVID-19.
Al sondaggio hanno risposto 570 ricercatori, di cui 178 responsabili di laboratori di ricerca da 19 regioni italiane ed è emerso che, nei mesi di chiusura obbligatoria, le attività scientifiche si sono ridotte nel 93,5% dei casi, con una sospensione del lavoro in presenza totale per il 48% dei partecipanti e parziale per il 36%. L’88,6% dei ricercatori ha svolto attività di ricerca in smartworking e il 29% si è occupato di ricerca, attività diagnostiche o comunque attività di supporto relative all’emergenza per il virus.
Al termine del lockdown, il 19,5% dei partecipanti non aveva ancora ripreso le attività di ricerca e nell’85% dei casi è stato organizzato un sistema di turnazione per ricominciare. Solo il 61% dei partecipanti ha dichiarato che l’Istituzione presso la quale lavorano ha previsto una ridistribuzione degli spazi dedicati, mentre il 74% riferisce che nella fase di rientro erano ancora previste restrizioni di accesso ai laboratori per alcune categorie di personale.
Questo studio dimostra come la risposta alla pandemia è stata frammentata poiché in molti casi le istituzioni hanno adottato diverse strategie spesso volte a limitare possibili infezioni senza un piano di emergenza chiaramente definito. Tuttavia, la ricerca è stata in grado di fornire le prime risposte e le possibili vie d’uscita dalla pandemia, anche con il contributo di molti ricercatori sul cancro che hanno aiutato a fronteggiare l’emergenza pandemica offrendo le loro conoscenze e tecnologie.
Nello studio, la SIC conclude osservando che data l’attuale persistenza di una situazione di emergenza in molti paesi europei, sarà urgente e necessaria una più adeguata organizzazione dei centri di ricerca, ad esempio attraverso l’adozione di un piano di contingenza nazionale per la ricerca scientifica che, nel rispetto della sicurezza degli operatori, consenta un’adeguata prosecuzione del lavoro nei laboratori qualora si dovessero ripresentare emergenze epidemiologiche.

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