Riuniti a Roma autorità politiche ed esperti clinici su chirurgia plastica e Covid 19. I dati delle attività cliniche e organizzative di ospedali covid e no covid, raccolti prima e durante l’emergenza, saranno utilizzati per un ampio studio retrospettivo
L’evento pandemia si è dimostrato essere il più grande acceleratore di cambiamenti. Ha costretto organizzazioni complesse, come aziende ospedaliere e IRCCS, ad adattarsi a nuove condizioni, a nuovi volumi e attività. Oggi è dovere assoluto misurare gli effetti qualitativi e quantitativi di questi cambiamenti sulle attività sanitarie mettendo a confronto le esperienze maturate durante la fase acuta della pandemia e subito dopo. Costruire così nuovi perimetri e linee guida per tutti gli attori del sistema sanitario nazionale.
Al 1° congresso internazionale a Roma sul trattamento del paziente fragile in chirurgia plastica durante la pandemia covid -19, che ha visto la partecipazione di autorità politiche ed esperti clinico scientifici, si è discusso delle attività della Chirurgia Plastica dell’IRCCS Istituto Dermatologico San Gallicano (ISG) e di altre realtà ospedaliere. Le riflessioni e i risultati emersi saranno raccolti in un lavoro scientifico con la collaborazione anche della SICPRE – Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, che parteciperanno ai lavori in FAD.
La scelta di mettere a fuoco le attività della chirurgia plastica durante l’emergenza sanitaria ha ragioni solide. In ospedale il chirurgo plastico deve affrontare sfide chirurgiche a volte molto complesse, situazioni di risk management quotidiane e problemi socio-economici di pazienti e familiari, con importanti conseguenze sulla prosecuzione delle cure. Questi aspetti si sono resi più evidenti durante la pandemia e hanno reso necessario un riassetto organizzativo di molti reparti. Oggi è stata posta l’attenzione sul concetto di fragilità in tutte le sue forme: nel trattamento di pazienti che sono in condizioni di salute complesse, per età molto avanzata o perché presentano più patologie insieme, ma con lesioni oncologiche così gravi da dover essere necessariamente affrontate chirurgicamente. Anche le fragilità psicologiche degli adolescenti si sono manifestate maggiormente durante la pandemia, senza contare quelle fragilità psico-fisiche tipiche dei bambini, malformati gravi oppure ustionati.
Nonostante la riduzione dei posti letto durante l’emergenza sanitaria, alla fine del 2020 le attività della Chirurgia Plastica del San Gallicano sono state recuperate, arrivando anche ad aumentare il numero di alcune tipologie di prestazione, come ad esempio gli interventi di chirurgia maggiore in ricovero ordinario, che hanno registrato un incremento del 28% (250 nel 2019, 320 nel 2020). Il tutto grazie ad una razionalizzazione delle risorse e delle scelte chirurgiche programmate.
“Attraverso l’analisi comparativa dei dati discussi – spiega Emilia Migliano, Responsabile della Chirurgia Plastica ad Indirizzo Dermatologico e Rigenerativo ISG e Presidente del congresso – potremo quindi verificare l’impatto che la diversa “tipologia” di ospedali: covid e no covid, hanno avuto sui risultati ottenuti, sulle scelte organizzative e su quelle chirurgiche. I dati per la conduzione dello studio sono stati raccolti tra il 9 marzo e il 9 aprile 2019 e tra il 9 marzo e il 9 aprile 2020 e potranno ora essere messi a confronto.”
“Quello che continua però ad emergere in modo chiaro – sottolinea Aldo Morrone, Direttore Scientifico ISG – è che il Covid-19 ha avuto gli effetti di una pandemia sindemica, che si acuisce e interagisce con le disparità esistenti nelle malattie croniche e nei determinanti sociali di salute.”
Una prima reazione che il nostro paese ha messo in atto durante l’emergenza sanitaria da Sars-cov-2 è stata la riorganizzazione dei reparti, la creazione di nuovi posti letto e di una rete per la gestione dei pazienti affetti da Covid-19. Gli IRCCS IFO Istituto Dermatologico San Gallicano e Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, per la loro peculiarità sono stati classificati come ospedale No Covid. Tale decisione ha seguito un obiettivo preciso: rimanere ancorati alla propria missione di fornire cure specialistiche ai pazienti oncologici, dermatologici e con malattie rare e assicurare la continuità assistenziale, dando anche supporto alle altre strutture ospedaliere in affanno.
La sospensione degli screening, la diminuzione delle visite oncologiche ambulatoriali e il rinvio di interventi chirurgici, determinati dall’emergenza, hanno aumentato il numero di diagnosi di cancro tardive e in fase avanzata, ora e nei prossimi anni, e la necessità di investire ancora più risorse. In tale scenario gli IFO hanno mantenuto una posizione strategica per incrementare diagnosi e prestazioni, e allo stesso tempo garantire la massima sicurezza ad assistiti, familiari, operatori. Nei reparti di chirurgia plastica, sono stati presi in carico anche pazienti in gravidanza disabili, detenuti e pazienti con HIV, pazienti rifugiati politici e migranti, homeless. Sono stati salvaguardati tutti i trattamenti chirurgici di tipo neoplastico e traumatologico.
“Il virus – concludono Morrone e Migliano – ha squarciato il velo delle disuguaglianze, provocando i suoi effetti peggiori sulle popolazioni più fragili e vulnerabili, che vivono in povertà e in aree di maggiore deprivazione socio-economiche. Il Sars-Cov-2 ha generato una crisi che non è soltanto sanitaria, ma economica e sociale, affettiva e culturale così ampia da richiedere una soluzione non solo di natura clinico-scientifica, ma politica molto più complessa. Occasioni come quella di oggi rappresentano un tassello importante per andare avanti in questa direzione.”
Tra le autorità politiche sono intervenuti: Annamaria Parente Presidente della 12° Commissione Permanente Igiene e Sanità del Senato, Maria Novella Luciani, Direzione Generale della Ricerca e Innovazione in Sanità, Ministero della Salute, Branka Vujovic Direttore Sanitario Aziendale IFO, Carlo Magliocca, Presidente SICPRE – Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica.