Paul Berg (1926-2023). Biochimico che inventò la tecnologia del DNA ricombinante

Notizie    0 Commenti     28/03/2023

Novecentesco significa l’appartenenza di donne e uomini – e delle loro vicende e opere – al XX secolo. E’ un aggettivo usato a volte con accezione malevola per indicare, con malcelato fastidio, qualcuno o qualcosa che si ritiene ormai al di fuori della contemporaneità: e dunque residuale ed inesorabilmente avviato all’inghiottitoio dell’oblio. Altre volte, però, accade che il Novecento ritorni a ricordarci prepotentemente quelle sue eredità positive che ancora oggi permeano le nostre vite. Succede, ad esempio, tutte le volte che un grande protagonista del secolo breve ci lascia e ne vengano commemorati il pensiero e le opere.

Paul Berg, deceduto lo scorso 15 Febbraio all’età di novantasei anni, è stato uno dei giganti che hanno attraversato il ‘900. Fu insignito nel 1980 del Premio Nobel per la Chimica per aver condotto, così recita la motivazione ufficiale del premio, “studi fondamentali sulla biochimica degli acidi nucleici, con particolare riguardo alle metodologie di DNA ricombinante”. Paul Berg fu infatti “il primo ricercatore ad incorporare materiale genetico di una specie nel materiale genetico di un’altra”, come ricordato nel necrologio dedicatogli nella rivista Nature, a cui si rimanda per una più completa disamina dei contributi del Prof. Berg (https://www.nature.com/articles/d41586-023-00792-w). Va qui ricordato che Paul Berg condivise la massima onorificenza con Walter Gilbert e Frederick Sanger, ai quali dobbiamo lo sviluppo delle prime metodologie di sequenziamento del DNA. Il Premio Nobel per la Chimica del 1980 riconobbe dunque la straordinaria importanza dei contributi seminali che consentirono, nei decenni successivi, il tumultuoso sviluppo della biologia e genetica molecolare. A questi sviluppi dobbiamo straordinarie innovazioni nella comprensione, diagnosi e cura di numerose malattie, tra cui il cancro.

Ma Paul Berg va anche ricordato per il suo decisivo contributo nel redigere il quadro normativo varato nel 1976 dai National Institutes of Health al fine di regolamentare l’uso delle metodologie di DNA ricombinante entro precisi ambiti di etica e biosicurezza. Questo passo fu fondamentale per mettere la sordina ai timori di deriva simil-Frankestein, immotivatamente incombenti, all’epoca, sugli studi genetici in corso nei laboratori accademici. Ciò fu reso possibile da un fruttuoso dibattito tra rappresentanti dell’accademia, della società e della politica, dibattito che vide Paul Berg come principale promotore. Una importante conseguenza di quegli sviluppi normativi fu il via libera alla nascita delle biotecnologie industriali.
Paul Berg ci lascia dunque non solo una grande eredità di pensiero scientifico, ma anche un esempio cristallino di come i rappresentanti dell’accademia possano e debbano svolgere una necessaria e fondamentale attività di intermediazione con la società e con il mondo delle istituzioni politiche. Non sarà mai inutile né pleonastico sottolineare che proprio di queste capacità abbiamo disperatamente bisogno nel tempo difficile che ci troviamo ad attraversare.

A cura di Oreste Segatto, Unità di Ricerca Traslazionale Oncologica IRE

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