Nei giorni scorsi si è svolto a Stoccolma il congresso EUROGIN 2024 – INTERNATIONAL MULTIDISCIPLINARY HPV CONGRESS, appuntamento annuale su papillomavirus e patologie correlate, con particolare attenzione alla prevenzione ed alla diagnostica. L’evento ha visto confrontarsi i massimi esponenti internazionali del settore. Tra cui 3 ricercatrici degli IFO che hanno partecipato al congresso presentando altrettante comunicazioni orali.
Francesca Rollo, Anatomia Patologica del Regina Elena, ha mostrato i risultati di uno studio svolto in collaborazione con Malattie Sessualmente Trasmesse dal San Gallicano. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cancer Cytopathology, ha valutato la concordanza inter-osservatore nell’interpretazione della citologia anale (PAP test). Ad oggi questo è il test più ampiamente utilizzato nello screening del carcinoma anale, causato dall’infezione da HPV in circa il 90% dei casi. Due citopatologi hanno valutato in parallelo più di 700 campioni citologici anali raccolti da maschi HIV-negativi. I risultati della ricerca hanno evidenziato un’ottima concordanza, fornendo quindi dati a supporto dell’utilizzo del PAP test nello screening del carcinoma anale anche in maschi HIV-negativi.
Maria Benevolo, Anatomia Patologica IRE, ha riportato le ultime analisi dello studio NTCC2. Trial clinico randomizzato multicentrico che ha arruolato più di 40.000 donne all’interno di cinque programmi di screening italiani. Le analisi riportate al congresso riguardavano l’utilizzo del test per la genotipizzazione estesa di HPV che, nelle donne ritestate a distanza di tempo dal test primario iniziale, permette di distinguere le donne con infezioni realmente persistenti da quelle con nuove infezioni. Questa distinzione potrebbe determinare un cambiamento dell’algoritmo di screening, con percorsi alternativi per questi due gruppi di donne.
Valentina Bruno, Ginecologia Oncologica IRE, ha presentato infine uno studio il cui obiettivo principale è di identificare la risposta immunitaria dell’ospite all’infezione da HPV, tramite analisi di genomica e trascrittomica, a livello della cervice nelle varie fasi di progressione dalla displasia al cancro. L’innovazione è che tali analisi vengono eseguite a partire da campioni citologici cervico-vaginali in fase liquida prelevati con metodica non invasiva, ed elaborate mediante strumenti bioinformatici. I dati preliminari di questo studio pilota potranno permettere in un futuro, mediante strumenti di Intelligenza Artificiale, di predire, da un semplice pap-test, la potenzialità evolutiva di una displasia cervicale e la prognosi nel carcinoma della cervice.