Al primo posto delle classifiche nazionali nella cura dei tumori al Rene e alla Vescica si posiziona l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE), come attesta il programma Nazionale Esiti dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas). E’ da oltre 20 anni che l’Urologia IRE offre i più alti standard dell’assistenza medica, e si distingue per numero e complessità delle procedure chirurgiche effettuate. La vocazione scientifica si è tradotta nella ideazione di tecniche chirurgiche moderne e robotiche che hanno rivoluzionato il trattamento di patologie uro-oncologiche complesse come il tumore al rene.
L’Oncologia dell’Istituto si dedica alla terapia medica del tumore renale con l’obiettivo di disegnare “una strategia di cura” per il singolo paziente. Lo sforzo continuo è quello di giungere a una sempre maggiore personalizzazione dei trattamenti, ridurre al minimo gli effetti collaterali e salvaguardare la qualità di vita del paziente.
IL 14 MARZO E’ LA GIORNATA MONDIALE DEI RENI: LA DIAGNOSI PRECOCE SALVA I “FILTRI” DEL NOSTRO CORPO GRAZIE ALLA CHIRURGIA CONSERVATIVA CON IL ROBOT
ll tumore del rene rappresenta il 3% delle neoplasie solide dell’adulto, con una maggiore incidenza nei paesi industrializzati. La diagnosi nei pazienti più giovani è in costante aumento. Vi è una predominanza degli uomini sulle donne con un rapporto di 2 a 1 ed il picco di incidenza è tra i 50 ed i 70 anni di età. Il tasso di mortalità era alto fino a 20 anni fa, mentre ora risulta in notevole diminuzione.
Nella giornata mondiale del rene, che si celebra il 14 marzo, si ricorda che la diagnosi precoce è fondamentale per la lotta ai tumori renali perché consente di preservare il rene, o gran parte di esso, grazie all’utilizzo della chirurgia conservativa. La nefrectomia parziale eseguita con la chirurgia robotica, garantisce risultati oncologici sovrapponibili all’asportazione del rene che, solo fino a pochi anni fa, era considerata la terapia di prima scelta.
LA CHIRURGIA CONSERVATIVA DEL RENE OFFRE LA CERTEZZA CHE IL TUMORE SIA COMPLETAMENTE ERADICATO
Nella nefrectomia parziale il chirurgo rimuove il tumore e una piccola parte di rene sano adiacente ad esso per garantire la completa eradicazione della malattia. Quest’intervento è oggi il trattamento standard per i tumori di stadio iniziale. Tuttavia i pazienti che necessitano della nefrectomia radicale possono sottoporsi a questo intervento senza il timore, poiché con un solo rene si può vivere bene. Ma laddove sia possibile la nefrectomia parziale si affianca al vantaggio terapeutico oncologico anche la possibilità di preservare la massima funzione renale.
GLI INTERVENTI CHIRURGICI MENO INVASIVI LI ESEGUONO SOLO ISTITUTI OSPEDALIERI DI ECCELLENZA PERCHE’ COMPLESSI
La nefrectomia radicale è un intervento standardizzato ormai da decenni. Mentre la chirurgia conservativa prevede un intervento più complesso, tanto più la lesione è voluminosa e profonda. La chirurgia robotica ha reso possibile oggi eseguire una nefrectomia parziale in oltre il 90 per cento dei casi di pazienti con lesioni fino a quattro centimetri. A causa della complessità dell’intervento, la tecnica è eseguita solo in centri di eccellenza e con grande esperienza clinica.
“Eseguiamo di routine la chirurgia robotica conservativa dei tumori renali- spiega Giuseppe Simone, Direttore della UOC Urologia IRE. – L’innovativa tecnica senza clampaggio dell’arteria renale, annulla il danno ischemico al rene sano e massimizza il risparmio funzionale. L’approccio conservativo viene adottato anche per masse renali di dimensioni maggiori di 7 cm.”
TERAPIE INNOVATIVE PER IL TUMORE DEL RENE IN FASE AVANZATA
Lo scenario terapeutico per la malattia avanzata ha avuto una impressionante evoluzione negli ultimi anni e attualmente comprende due tipi di farmaci. I farmaci anti-angiogenici, che bloccano la formazione di nuovi vasi sanguigni da parte del tumore e i farmaci immunoterapici, che attivano il sistema immunitario del paziente nei confronti della malattia. Questi farmaci possono essere somministrati come agenti singoli o in combinazione. Gli studi con questi farmaci nel trattamento del tumore del rene hanno dimostrato un incremento della sopravvivenza mai registrato in passato, associato ad un miglioramento della qualità di vita. La scelta della più corretta combinazione è legata alle caratteristiche del singolo paziente da trattare: comorbidità, età, sintomatologia, estensione della malattia.
“Altri approcci terapeutici – conclude Fabio Calabrò, direttore della UOC Oncologia Medica 1 IRE – sono attivamente studiati in trial clinici con nuovi farmaci, nuove terapie a target molecolare e nuove terapie immunologiche.
Al momento sono attivi presso il nostro Istituto numerosi studi sperimentali sul tumore del rene e l’Istituto sta partecipando sia a trial internazionali sia a studi spontanei in collaborazione con altri Centri italiani. È sempre importante sottolineare che il trattamento del tumore del rene è sempre personalizzato e multidisciplinare, e le decisioni terapeutiche coinvolgono spesso urologi, oncologi, radioterapisti e altri specialisti.
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